
Celant scriveva nel 1971, in un epoca d’oro per mostre-idea che esistevano nella mente, in pubblicazioni e nel ricordo di chi aveva preso parte agli happening. Nel 2020 ci confrontiamo con una memoria smaterializzata e annacquata dal digitale e ad un’offerta bulimica. RIVIERA era un progetto ibrido-utopico forse un po’ romantico, condito dal nostro feticismo per l’oggetto-libro e l’innamoramento per la variazione semantica dello stesso. Nel comunicato abbiamo scritto: “RIVIERA è un progetto in cui il libro si fa protagonista: come oggetto, contenuto, forma, pretesto, fissazione, collezione o curiosità, specchio, ostacolo, miraggio.” La proposta nelle nostre intenzioni era varia come la tipologia degli eventi e il pubblico, e funzionavamo sia come agenzia di comunicazione milanese che come agenzia universale per artisti squattrinati. Caterina Riva, 2020
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