Sinofuturismo e AI: programmati per un lavoro senza fine [IT]

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Lawrence Lek Geomancer [still], 2017, HD video, stereo sound, duration: 48 min 15 sec. Image credit: © Lawrence Lek, courtesy Sadie Coles HQ, London.

Ciao Lisa,
ti scrivo dalla Lombardia in quarta settimana di quarantena, forse i pensieri non sono molto lucidi ma provo lo stesso a porti delle questioni che vorrei discutere con te. Innanzitutto grazie della traduzione in italiano dell’intervista che ho fatto all’artista Lawrence Lek tra il 2017 (quando ancora vivevo a Singapore) e l’inizio di quest’anno funesto, rientrata in Italia prima degli inizi del contagio da Covid-19. […]

Delle risposte di Lawrence vorrei prendere in considerazione alcuni spunti, anche se ce ne sarebbero molti altri da sviluppare, dato che le sue risposte sono dense di rimandi, nella speranza che ci aiutino a riflettere sul nostro incerto presente. 

Una delle questioni da lui sollevate è che se si procedesse con l’automazione e l’umanità venisse liberata dal lavoro, uno dei nuovi orizzonti di produzione sarebbe la creazione e l’offerta dell’intrattenimento di massa rivolto alla società disoccupata. Non so se la quarantena possa essere applicata come campione di una condizione futura, ma il nostro consumo di contenuti culturali, sociali e digitali è mutato considerevolmente in queste settimane bloccati a casa. E in questa bulimia di offerta e di produzione affrettata non si contano più le dirette su Instagram, sui canali Facebook, oltre che il nostro consenso a cookies e trattamento dati un po’ a caso per leggere articoli, scaricare software di videochiamate ecc. 

Lawrence parla dell’arte nella sua visione virtuale/futurista come l’ultimo luogo di espressione umana che non potrà essere intaccato dall’automazione, perché, anche se può accedere a ogni storia dell’arte mai esistita, questo non rende l’intelligenza artificiale un artista. Lek si immagina che questa sia l’arena in cui si giocherà il futuro, non l’economia, la scienza, la sanità, ma l’arte, e tutti cercheranno di imbrigliarla e di domarla con muri reali e virtuali. Essere rinchiusi da settimane tra le mura di casa; abbiamo visto piscine, negozi, chiese, parchi chiudere, insieme alle frontiere, e gli aerei fermarsi. La natura e gli animali si stanno godendo la nostra assenza. L’altro giorno, mentre tornavo a casa dopo aver fatto la spesa, senza che vi fossero in giro altre auto, ho frenato di colpo davanti a un fagiano che attraversava la strada.

Il terzo e ultimo punto è quello della sopravvivenza, Lek ne parla come di un’inclinazione insita all’AI, si pensi ad HAL 9000 di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick (1968), o a Samantha, il software con la voce di Scarlett Johansson in Lei di Spike Jonze (2013). Qui invece lottiamo per la sopravvivenza umana, colpiti nel fisico, nella socialità, in ogni struttura astratta e concreta da un virus ormai globale. Personalmente mi curo guardando i saggi film animati di Miyazaki. E tu come stai, a che cosa stai pensando e lavorando?

Caterina Riva 2020

Leggi l’intervista a Lawrence Lek e la risposta di Lisa Andreani su Kabul

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